Archeologia globale

“Negli anni Settanta è maturato in Liguria l’interesse a promuovere e condurre una ricerca archeologica che tenesse conto di tutto il patrimonio presente nel territorio, in superficie, in elevato e sotto il suolo. Il progetto, che non aveva un carattere teorico ma era desunto da un’esperienza condotta in precisi ambiti regionali ed in città, a partire dal 1956, venne denominato ”archeologia globale” e, con tale nome, venne presentato a Siena nel 1981 ed a Parigi nel 1984, dall’Istituto di Storia della Cultura Materiale.

Per globale non si intendeva, e non si intende ancor oggi, la somma di tutte le ricerche condotte in un territorio, né la pretesa di giungere ad una storia totale scavando e studiando tutto ciò che esiste: nel primo caso, perché nessuna somma di conoscenze è comunque in grado di rappresentare la totalità, nel secondo perché un’indagine globale non è possibile.

Qualunque ricerca, infatti, può essere condotta solo per problemi, ed i problemi sono sempre particolari.

Per globale, nel nostro caso, si intende soltanto la fase istrut- toria della ricerca e la sua banca-dati, perché non è possibile conoscere veramente e capire un territorio affrontandone ed estraendone un solo periodo, o un solo aspetto socio-economico o ambientale. Ma non è possibile capire bene neppure un singolo problema, se non viene inserito nel contesto più ampio del territorio, che è un grande accumulatore del patrimonio culturale, la cui stratificazione è quasi sempre interconnessa ed assai complessa.”

Così spiega Tiziano Mannoni in Dall’Archeologia globale del territorio alla Carta del patrimonio archeologico, architettonico e storico-ambientale (Archeologia dei Centri Storici/ analisi, conoscenza e conservazione Atti del seminario di Archeologia dell’Urbanistica Trento, Palazzo Geremia, 14/21 novembre 1998)