Villard de Honnecourt e i modi di costruire
(da A. Boato, Villard de Honnecourt e i modi di costruire: mostra, conferenza dibattito e giornata di discussione, in NAM, NOTIZIARIO DI ARCHEOLOGIA MEDIEVALE, 77, dicembre 2004)
In occasione del Festival della Scienza tenutosi a Genova nell’autunno del 2004 l’ISCUM ed il Laboratorio di Archeologia dell’Architettura del Dipartimento di Scienze per l’Architettura, con il sostegno finanziario di tale Dipartimento e con il supporto logistico fornito dal Settore Musei del Comune di Genova, hanno organizzato e curato un insieme di iniziative incentrate sul confronto tra sapere empirico e sapere scientifico nel settore della costruzione.
Lo spunto iniziale è stata fornito da una mostra allestita nel 2004 presso il Liceo Artistico di Carrara, avente per tema “Arte e tecnica nel XIII secolo. Il Taccuino di Villard de Honnecourt”. Il materiale esposto in tale mostra ha infatti costituito il nucleo iniziale dell’esposizione intitolata “I modi di costruire nel taccuino medievale di Villard de Honnecourt. Il sapere empirico del passato visto attraverso la conoscenza scientifica”, che si è inaugurata il 29 ottobre presso i loca- li del Museo di Sant’Agostino.
L’apertura della Mostra è stata preceduta da una conferenza-dibattito sullo stesso tema, che ha visto protagonisti Tiziano Mannoni e Dominique Stroobant. Nel mese di dicembre si è infine svolta una Giornata di discussione storico-scientifica sul tema “L’architettura nel Medioevo e i modi di costruire. Dal progetto al cantiere” (Genova, 16 dicembre 2004) a cui hanno partecipato, come relatori, Roland Bechmann (“Villard de Honnecourt: stéréotomie et géométrie appliquées vers 1220”), Jean-Claude Bessac (“L’outillage d’extraction et de taille de pierre médiévale”) e Anna Rosa Masetti (“Villard de Honnecourt e la produzione artistica coeva”). È seguita una tavola rotonda con interventi di Tiziano Mannoni, Paolo Bertalotti (Politecnico di Torino), Massimo Corradi (Università degli Studi di Genova), Clario Di Fabio (Comune di Genova – Museo di Sant’Agostino), Colette Dufour Bozzo (Università degli Studi di Genova), Carlo Maccagni (Università degli Studi di Genova), Orietta Pedemonte (Università degli Studi di Genova), Dominique Stroobant (corrispondente dell’Association Villard de Honnecourt).
Nel passato sono state realizzate opere mobili ed immobili che, oltre ad essere belle, sono funzionali e ben costruite. Con quale tipo di conoscenza era possibile ottenere ciò, prima che nascesse e si affermasse la conoscenza scientifica? Francesco Bacone (“Organum novum”, 1610), classificando i modi di procedere conoscitivi dell’uomo, elenca: 1) il modo “irrazionale”, così giudicato in quanto non basato sulla sperimentazione; 2) il modo “razionale”, basato sulla sperimentazione e che ha lo scopo di conoscere gli effetti dei fenomeni naturali; 3) il modo “sperimentale”, che ha lo scopo di conoscere le cause dei fenomeni naturali.
Il terzo modo è quello della scienza, mentre il secondo è quello dell’empiria che, essendo una conoscenza trasmessa per risolvere problemi connessi con il mondo fisico, si può definire “cultura materiale”.
La lunga durata di numerosissime opere antiche mostra la validità delle scelte operate nel passato grazie all’uso del solo metodo empirico (mediante prove ripetute ed eliminazione progressiva degli errori), ma è la odierna conoscenza scientifica che può dimostrare perché tali scelte erano quelle giuste e fornire spiegazioni esaurienti ai quesiti che l’esame del costruito storico pone.
La scienza, oggi, governa in larga parte il settore delle costruzioni. Ma non per questo il metodo empirico ha perso la sua validità: in alcuni casi è ancora ad esso che dobbiamo fare riferimento, ad esempio quando osserviamo l’ottima resistenza nel tempo di alcuni materiali antichi, prodotti grazie ad un “saper fare” governato dall’empiria e non ancora spiegato in termini scientifici.
È anzi proprio il dialogo tra la scienza e la storia della “cultura materiale” che può suggerire alla ricerca scientifica nuove linee di indagine.
La prima sezione della mostra è dedicata al Taccuino medievale di Villard de Honnecourt e a Villard stesso. Il Taccuino è un “unicum”: al suo studio e alla sua decifrazione alcuni studiosi, come Jean Gimpel e Roland Bechmann, hanno dedicato gran parte della loro vita. Il sapere che in esso è annotato non ha nulla di magico o misterioso, come potrebbe apparire a prima vista: benché non tutto sia stato ancora chiarito, è evidente che il Taccuino illustra proprio quel sapere empirico, che, con l’aiuto di strumenti semplici ma di straordinaria efficacia, ha consentito ai capi d’opera del Medioevo di erigere le grandi Cattedrali.
In questa sezione sono esposti: le riproduzioni fotografiche di tutte le tavole del Taccuino; 12 Pannelli che spiegano che sia il personaggio Villard, e quale significato abbiano le immagini e i testi del Taccuino (tali pannelli costituiscono la quasi totalità di una Mostra didattica itinerante curata dall’Association Villard de Honnecourt con la partecipazione di Roland Bechmann e di Jean Gimpel ed esposta la prima volta a Chartres nel 1994); i modellini di alcune attrezzature e strumenti rappresentati nelle tavole, per mostrare il loro funzionamento; una raccolta dei principali strumenti di tracciamento e di misura usati nei cantieri antichi (dai compassi, alle squadre, ai livelli). La seconda sezione della mostra è dedicata agli strumenti degli scalpellini e dei carpentieri e ai loro usi e modo di impiego storici. In questa sezione è esposta una selezione dei principali strumenti utilizzati nella lavorazione della pietra e del legno, con spiegazioni sul loro uso.
Gli strumenti della prima e della seconda sezione, in parte ricostruzioni filologiche, in parte originali di varie provenienze europee, appartengono alle collezioni realizzate da Dominique e Jean Pierre Stroobant a partire dal 1971 e alla Maison de l’Outil et de la Pensée Ouvrière di Troyes.
La terza sezione della mostra è infine dedicata al “saper fare” dei costruttori del passato. Tale sezione, che, nel percorso espositivo, è in realtà integrata alle due precedenti, ha lo scopo di mostrare, attraverso degli esempi, come la spiegazione teorica fornita da Bacone a proposito della conoscenza razionale sia verificabile nella pratica delle costruzioni.
Quali conoscenze geometriche e quali abilità pratiche possedevano i costruttori del passato? Perché gli strumenti di lavorazione e i loro modi d’uso sono sempre uguali, anche a distanza di tempo e in luoghi geograficamente lontani? Perché civiltà differenti, che non hanno mai avuto contatti tra di loro, arrivano alle stesse realizzazioni? L’insieme dell’esposizione ha cercato di dare alcune risposte a queste ed altre domande.