Il nespolo nostrano e la “proxia”.
“Il nespolo (nèspoa – Mespilus germanica) è un frutto autunnale ormai desueto e negletto con il bosco che sta inglobando, nascondendo e soffocando. Una volta invece era molto apprezzato per le sue qualità astringenti da acerbo e lassative da maturo, inoltre dava un senso di sazietà in un mondo contadino dove la fame era continua. “Con il tempo e la paglia maturano le nespole”. Tutto questo per dire che ieri, con mio nipote, abbiamo cercato di salvarne uno piuttosto grosso, capovolto per il cedimento di un muro a secco. Era sul bordo di una proxia, quella che si chiama zinn-a. Sono termini ormai in via di estinzione che avevano significati agricoli ben precisi, come vedete dal disegno qui sotto. Nella proxia si seminava o si faceva l’orto, sulla zinn-a c’erano viti, pesche selvatiche, prugni, mentre l’erxi aveva l’erba da taglio. Sulla proxia il fieno veniva tagliato con a scurià o scritta (falce) mentre sull’erxi con il messuìa (piccola falce). Quest’ultima tecnica era molto faticosa soprattutto se l’ersi era alto. Comunque, a parte questi termini che probabilmente cambiavano da un paese all’altro, mi sono sentito come un naturalista che salva un panda. Fra qualche anno, con la diminuzione dei microtoponimi, dei nomi degli oggetti, degli alberi e così via, il dialetto sarà composto da poche parole inframezzate da inglesismi e con lui scomparirà una biblioteca immensa e la relativa cultura materiale.