A tavola

Epoca Romana

Nelle case di lusso si mangiava stando coricati su triclini, secondo l’uso etrusco: nei pranzi con più commensali potevano prendere posto nove persone. Il cibo veniva preso con le mani in bocconi posti su un tavolo in mezzo ai triclini, preparati da servi su un piano di lavoro generalmenre nella stesso locale. Il cibo poteva essere distribuito  a ciascun commensale in stoviglie lavorate, in argento o oro. Quando necessario altri servi fornivano panni caldi bagnati per la pulizia delle mani. I cibi dovevano essere tutti solidi; brodi e minestre erano considerati medicine per ammalati. Solo in ambienti meno ricchi venivano usate stoviglie in ceramica spesso decorate a stampo ad imitazione di quelle pregiate.

Alto Medioevo

Si mangiava da seduti su panche o sgabelli presso un tavolo: ognuno prelevava un pezzo di carne con il coltello personale da caccia che non veniva mai abbandonato, tagliandolo dalla bestia arrostita intera e posta al centro del tavolo. Il pezzo veniva posato su un tagliere di legno o su una grossa fetta di pane che assorbiva i sughi della carne e che quindi, dopo, veniva dato ai servi o ai cani che stazionavano sotto il tavolo. Si mangiava con le mani, ma, all’epoca di Carlo Magno venivano consumate minestre, e quindi si faceva uso di cucchiaio. Fu introdotta la tovaglia, ma allora serviva per pulirsi le mani. Le bevande venivano servite in boccali.

Basso Medioevo

Nacque il servizio di piatti, ciotole, scodelle, bacini e boccali trilobati. Esistevano anche ciotoline per le salse. Nei pranzi di lusso per bere potevano essere usati dei calici in metallo pregiato. Era rarissimo l’uso della forchetta, limitato al consumo dei maccheroni (spaghetti). Comunque la tavola era abbastanza spoglia. Si stava seduti su sgabelli, o sedie assai poco ergonomiche. Da un poemetto in latino del 1484 che insegna il buon comportamento a tavola, sappiamo che non si dovevano schacciare le proprie pulci nè grattare la parte che prudeva per la scabbia.  Come alla tavola di Carlo Magno, il cibo veniva prelevato ancora con le mani, a bocconi, utilizzando tre dita e si usava il tovagliolo (salvietta) per pulirsi le mani oltre che la bocca; non era bello rosicchiare le ossa, ma dovevano essere ripulite con il coltello. Poi venivano gettate in un piatto o sotto il tavolo, dove solitamente stazionavano i cani.

Età Moderna

Nel ’500 comparve la forchetta, da Venezia alla corte di Francia, ma l’uso si diffuse solo verso la fine del ‘700, a causa dell’avversità della chiesa che la riteneva un oggetto diabolico. Nel ‘500 la tavola iniziò ad arricchirsi: comparvero  pregevoli contenitori,  salsiere e saliere; comparve il tovagliolo personale. L’introduzione del caffè, del te e della cioccolata comportarono la nascita di servizi diversificati in ceramica ma anche in porcellana ed in argento. Gli alcolici introdotti dopo il ‘500, comportarono l’uso di bicchieri di piccole dimensioni. Nacquero così i servizi di bicchieri specifici per acqua, vino, liquori ed alcolici.  Chi non aveva i mezzi, specie nelle campagne, continuava, comunque, ad usare, come sempre, semplici tazze di legno o contenitori in ceramica andante.

Bibliografia

DOSI-SCHNELL, Vita e costumi dei Romani antichi 2, Pasti e vasellame da tavola

MAFFIOLI, Il romanzo della grande cucina,

G.S. VERULANO, De moribus in mensa servandis, a cura di A.G.Casanova, in Libro di cucina del secolo XIV, a cura di A. Consiglio

redazione

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